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      Figuratevi le carezze e il bene, che la voleva a queste bambine. Le bambine: - «Sai che si pagherebbe, perchè fosse la nostra mamma Lei! La ci vuol tanto bene!» - «Eh» - dice - «bambine mie, che volete? L'avete la mamma, io non posso essere la vostra mamma.» - Tutti i giorni le dicevan così: - «Che si pagherebbe, che la fosse la nostra mamma!» - Lei la dice un giorno: - «Gua', se volete che io fossi[2] la vostra mamma, il rimedio ci sarebbe. Quando la mamma vi dà la merenda la mattina, che la la mette in una cassina, buttate lo sportello sopra; la riman morta. E così io sposerò vostro padre!» - Disegnò bene! Eccoti una mattina le bambine, quando la madre gli dà la merenda, le gli buttan sopra lo sportello, e la riman morta; le rimane il ferro dello sportello confitto nel capo. Scappan dalla maestra: - «Sora Maestra, l'è bell'e fatto! l'è bell'e morta la nostra madrigna!» - Le sapevan di molto la birbonata le piccine. Torna il marito, va di là e trova questa povera donna morta, gua'. Ahn, che ti fa? corre subito dalla sua maestra, dalle bambine: - «Oh cosa gli è questo? Si vede proprio, poera donna, si chinava nella cassa, gli è cascato addosso lo sportello e gli è rimasta morta!» - Le bambine si mettono a piangere; la maestra l'istesso. - «Ah! poerina, che disgrazia!» - Figuaravano. Quest'omo le porta a casa le bambine, fa sotterrare la moglie. Che volete! era morta! Piangi ch'io piango: quest'omo piangeva davvero perchè la gli dispiacque. La Maestra dice alle ragazze: - «Sapete?


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





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