Morto che fu l'Orco, ci ebbero la sorte; e del padre non se
ne ragiona più.
Stretta la foglia e larga la via;
Dite la vostra, chè ho detto la mia.
NOTE
[1] Per lo più, nelle varianti di questa fiaba, il figliuolo che i genitori vogliono far disperdere è maschio, come nel famoso Petit-Poucet del Perrault. Una variante, che ho udita narrare in Toscana, ma che non potetti sventuratamente stenografare, s'intitola Giovannino piccolo e ricco. Giovannino, sperduto due volte dal padre, ritrova la casa, perchè aveva seminato prima sassolini e poi crusca. Ma la terza, semina panico e gli uccellini se lo beccano. Una fata il mette sur un poggio e gli dà un flauto, che, quando lo si sona, quantunque Giovannino desideri, accade. Giovannino pacchia e pecchia; e fa ballare e capitombolare i genitori, che per riprenderlo vogliono ascendere il poggio. La madre, scorticata e ferita, ricorre al giudice; e Giovannino, sonando il flauto, desidera, ch'ella strombetti alla Barbariccia, semprechè le avvien di nominarlo. Il giudice offeso di que' suoni, la caccia dall'udienza. Ella, per chiudere il varco ai flati, ottura il sedere con la conocchia e torna al tribunale; ma, nominando Giovannino, il vento estrude la rocca con tanta violenza, che va a ferire il giudice nella gamba. (Confronta con la Novella CXLV di Franco Sacchetti: - «Facendosi cavaliere messer Lando da Gobbio in Firenze per essere podestà, messer Dolcibene, schernisce la sua miseria; e poi nella sua corte essendo mossa questione a messer Dolcibene, con nuova astuzia e con le peta vince la questione).» - La prima parte della nostra Maestra è identica al principio della Gatta Cenerentola del Basile (Pentamerone.
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