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      » - In quattro o sei giorni si concludono le nozze: si fa presto! Partono gli sposi; e lei dice addio a il padre, alle sorelle; lui lascia una borsa di quattrini; e vanno via. E principia a imboscare. La dice: - «Che c'è molto ancora per arrivare alla casa?» - «Eh» - dice - «c'è molto ancora; c'è un pezzo; c'è un pezzetto.» - Eccoti arrivano alla casa. - «Evviva gli sposi! evviva gli sposi!» - Tutti quelli altri assassini con le fiaccole. Una tavola apparecchiata: bocca mia, che vuoi tu? che ci era d'ogni ben di dio. Quando ebbero cenato: - «Abbiate da sapere, che noi siamo mercanti. Voi siete padrona di tutto tutto tutto il palazzo, qualunque cosa; ma si vole una grazia da voi.» - «E quale?» - dice. - «Che noialtri si va fori, si va via; e si rimane otto, dieci giorni. Quando noi si picchia, che voi ci aprite subito: questa è la grazia. Ma voi potete dormire in queste notti.» - Dunque, la notte, partono questi assassini; e rimane questa ragazza e comincia a guardare dappertutto, a piangere. La si accorge, che era fra gli assassini. La dice: - «Poero mio babbo! poere mie sorelle!» - E il sonno, piangi piangi, il sonno la prende. Eccoti gli assassini; e lei la dorme, non sente. Che ti fanno? buttan giù la porta. E il marito va su e l'ammazza. E dice ai servi, questo capo assassino: - «Portatela di là, dove c'è tutti gli altri morti.» - La mattina viene a Firenze questo capo-assassino e picchia alla casa delle sorelle e d'il padre: - «Uh» - dicono le ragazze - «gli è il nostro cognato, babbo.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





Firenze