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      [4] Che, nel significato di se non; è gergo infranciosato moderno; ma in buona lingua non si dice.]
     
      [5] Vedi, nel Pecorone, la Novella Prima della Giornata Vigesimaquinta: - «Democrate di Ricanati delibera di dare una caccia di animali selvaggi, a certi signori forestieri. Muore di questi un'orsa grossissima. Alcuni masnadieri fanno disegno di rubare Democrate. Un di loro si veste della pelle di essa; e, messo dagli altri in una gabbia, si presenta a Democrate, fingendo che gli mandi quest'orsa un albanese suo amico. La notte introduce i compagni. Al romore accorre un fante, e va a raccontare che l'orsa è fuori della gabbia. È uccisa, e allor si scuopre l'infelice masnadiero.» - Questa novella, Ser Giovanni Fiorentino la desunse dall'Asino d'oro di Apulejo. (Vedi, nella versione del Firenzuola, il Libro IV).]
     
     
     
      XXIII.
     
      LE TRE FORNARINE.[1]
     
      C'era una volta un omo, che faceva il fornaio in un sobborgo di campagna; e quest'omo aveva tre bambine, una più bella dell'altra, tanto, che s'eran tirate il soprannome d'Occhi di Sole. Un giorno, che le ruzzavano fra di loro sulla sua bottega, passò di lì un signore tutto vestito di nero, con una bella catena d'oro ciondoloni al collo e carico di tant'altre gioie e pietre preziose. A un tratto, questo signore si fermò a guardare quelle bambine; e poi s'affacciò alla bottega del fornaio e gli disse: - «O galant'omo, tenetemi conto di queste bambine, l'hanno a essere un mio boccone!» - e, senza che il fornaio avesse tempo di rispondere, riprese il suo viaggio.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





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