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      Se tu mi prometti d'ubbidire a' me' ordini e d'osservarli, quando torno io sarò per te un buon marito, e ti menerò nella villa, che vide tuo padre.» - La Caterina si buttò in ginocchioni e promise a costo di morire che avrebbe ubbidito a tutto quello che gli comandasse. Allora Centomogli gli consegnò un mazzo di chiavi e gli disse: - «Eccoti le chiavi di tutte le porte di questo castello. Tu vi troverai da divertirti per tutto il tempo che starò fuori. Ma ti proibisco di aprire quella dalla chiave d'oro. Bada, che tu non mi puoi ingannare. Me lo racconterà la cagnolina; e poi, ti darò un mazzolino che mi renderai al mio ritorno, che diventerà secco subito, che entrerai nella stanza, che ti ho detto.» - Lieti e contenti cotesta sera cenarono; e poi si dissero addio. Rimasta sola la Caterina colla cagna, tutti i giorni apriva una stanza; e difatti vi trovava sempre qualcosa che la divertiva. Mancavano due giorni a finire il mese, e già la Caterina aveva veduto tutto il castello; era scesa in giardino. Ma ogni volta che passava davanti alla porta dalla chiave di oro sentivasi spingersi ad aprirla; ma, se s'era vinta le altre volte, questo giorno, che non aveva da far nulla, non potè resistere alla curiosità. Dopo provato tre o quattro volte ad aprir la porta, entrò nella stanza. Girò appena gli occhi intorno, che cadde svenuta. Si rinvenne poco dopo, ma fuggì via subito. Quella stanza era tutta circondata di donne attaccate a tanti chiodi, chi per la vita chi per le braccia, chi per il collo, alle mura di quella stanza.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





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