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      XXIV.
     
      LE TRE MELARANCE.[1]
     
      C'era una volta un Re, che aveva un figlio che era sempre serio; non era mai riuscito a farlo ridere. Dopo aver tentato tutte le vie per rallegrarlo, fu stabilito di mettere tre orci d'olio, ove il popolo sarebbe andato a raccoglierlo dalle fonti. Giunto al terzo giorno, che l'olio veniva a piccole goccioline[2], venne una vecchierella con una boccettina, che con gran fatica riuscì ad empire d'olio. Quando lei si avviava per andarsene, il principe gli gittò dalla finestra una palla sulla boccetta; e la boccetta si spezzò. Il principe sorrise allorquando si ruppe la boccetta e cadde l'olio in conseguenza. La vecchia si voltò in su e gli disse: - «Non avrai bene, finchè non avrai trovato la bella dalle tre melarance.» - Dopo quel momento, il principe tornò nuovamente ad esser serio. Una mattina finalmente il padre, alzandosi da letto e cercando del figlio, trovò una lettera, che gli diceva che era partito in cerca della bella dalle tre melarance. Cammina cammina, il principe, dopo aver percorso molti paesi, arrivò finalmente ad una casetta; e domandò dove si poteva trovare questa bella dalle tre melarance, e gli dissero che era poco distante; ma che era guardata da un orco, che, quando aveva gli occhi chiusi, era sveglio, quando li aveva aperti, dormiva[3]. Arrivato al posto, si attenne alle indicazioni; e prese le tre melarance, senza che l'Orco si disturbasse o se ne accorgesse. Ne aprì una e ci sortì una bellissima signora, e chiese di vestirsi. Ma il Principe non aveva premunito niente e la bella sparì. Comperò un vestito ricchissimo; e poi aprì la seconda.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





Orco Principe