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      Dopo diverso tempo, contento il Principe del suo servigio, lo cambiò e lo mise a pulire i quadri della sua quadreria. Fra le varie pitture un ritratto di donna bellissimo formava continuamente l'ammirazione di Oraggio. Spesse volte il Principe lo sorprese ammirando il ritratto. Un giorno gli domandò per qual ragione passava tanto tempo innanzi a quella pittura? Oraggio rispose che quel ritratto era la vera immagine di sua sorella. Essendone lontano da diverso tempo, sentiva il bisogno di rivederla. Il Principe rispose che non credeva che quella pittura somigliasse alla sua sorella, giacchè aveva fatto cercare e non era stato possibile trovare nessuna donna, che a quella somigliasse. Inoltre soggiunse: - «Falla venire qua; e, se è bella come dici, la farò mia sposa.» - Subito scrisse Oraggio a Bianchinetta; ed essa immantinenti partì. Oraggio andò a attenderla al porto; e, quando cominciò da lontano a scorger la nave, ad intervalli gridava: - «Marinari dall'alta marina, guardate la mia Bianchina, che il sol non la tinga.» - Nella nave, dove si trovava Bianchinetta, eravi pure un'altra giovane con la madre, bruttissime ambedue. Giunte vicine al porto, la figlia dette un colpo alla Bianchinetta e la gettò nel mare[2]. Giunte, Oraggio non sapeva riconoscere la sua sorella; e quella brutta ragazza si presentò dicendo che il sole l'aveva così tinta, che non si riconosceva più. Il Principe rimase sorpreso a vedere quella donna così brutta, rimproverò Oraggio e lo cambiò di ufficio; lo mise a guardare le oche.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





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