Tutti i giorni conduceva al mare le oche. E tutte le volte che le portava al mare, Bianchinetta usciva e le ornava di fiocchettini di diversi colori. Ed esse tornando a casa dicevano:
Crò! crò!
Dal mar venghiamo,
D'oro e perle ci cibiamo.
La sorella d'Oraggio è bella,
È bella come il sole:
Sarebbe bene al nostro padrone.
Domandò il Principe ad Oraggio, come mai le oche dicevano tutt'i giorni quelle parole. Ed esso raccontò che la sua sorella, gettata in mare, era stata presa da un pesce marino e l'aveva condotta in un bellissimo palazzo sott'acqua, ove la teneva incatenata[3]. Però, con una lunga catena, che gli permetteva di venire fino alla sponda, allorquando lui portava fuori le oche. Disse il Principe: - «Se è vero ciò che racconti, domandagli cosa ci vorrebbe per liberarla da quella prigione.» - Il giorno dopo domandò Oraggio a Bianchinetta come avrebbe potuto fare per toglierla di là e condurla al Principe. Essa rispose: - «È impossibile togliermi di qua. Così almeno mi dice sempre il mostro: Ci vorrebbe una spada che tagliasse quanto a cento; E un cavallo che corresse quanto il vento. Queste due cose è quasi impossibile trovarle. Tu vedi dunque, per me è destino, che debba rimaner sempre qua.» - Tornando Oraggio al palazzo, riferì la risposta di sua sorella al Principe. Ed esso fece di tutto, e riuscì a trovare il cavallo che correva quanto il vento, e la spada che tagliava quanto cento. Andarono al mare: trovarono Bianchinetta, che li attendeva. Li condusse nel suo palazzo.
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