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      POESIA IN PROSA
      (Imitazione)
      L'ARPA STUPENDA
     
      Vanno due cavalieri a una casa, cercando una sposa; di due sorelle dimandano la piccola e la maggiore disprezzano.
      La più giovane sa filar lino, e la grande sa guardare li porci.
      La più giovane può filare dell'oro, la grande non può filare la lana.
      Dice la grande alla piccola sorella: - «Andiamo in riva del mare.» -
      - «Che faremo noi alla riva del mare? Nulla dobbiamo portarci.» -
      - «Già somigliamo e diverremo così bianche del pari.» -
      - «Oh! s'anco ti laverai ogni giorno, bianca non diverrai più di quel, che dio ha voluto. E quand'anche ti facessi bianca più della neve, non avresti l'amante mio.» -
      Siede la piccola sorella in una roccia, la grande la spinge nel mare. La poverina innalza le braccia.
      - «Mia cara sorella, ajutami!...» -
      - «Io non ti ajuterò, se non prometti cedere a me il tuo fidanzato.» -
      - «Se potessi, il farei: ma di lui non posso decidere. Cercherò doni e un amante per te.» -
      Soffia terribile Ostro e spinge il corpo nel mare.
      Corre il vento sulle onde cilestri e torna il corpo alla riva. Già soffia levante e spinge il corpo verso la prua d'un battello.
      Due pellegrini raccolgono il cadavere.
      Compongono un'arpa delle braccia della donzella; e formano corde co' biondi capegli suoi.
      - «Andiamo alla casa vicina, ivi si fan delle nozze.» -
      Pongonsi appresso alla porta, e s'ode l'arpa.
      Dice la prima corda: - «Mi è suora quella sposa.» -
      E la seconda: - «Uccidevami gelosa.» -
      E la terza: - «Dello sposo fui morosa110.» -
      Si fa rossa, come bragia, la fidanzata: - «Questo suono mi fa male.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





Imitazione Ostro