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POESIA IN PROSA
(Imitazione)
L'ARPA STUPENDA
Vanno due cavalieri a una casa, cercando una sposa; di due sorelle dimandano la piccola e la maggiore disprezzano.
La più giovane sa filar lino, e la grande sa guardare li porci.
La più giovane può filare dell'oro, la grande non può filare la lana.
Dice la grande alla piccola sorella: - «Andiamo in riva del mare.» -
- «Che faremo noi alla riva del mare? Nulla dobbiamo portarci.» -
- «Già somigliamo e diverremo così bianche del pari.» -
- «Oh! s'anco ti laverai ogni giorno, bianca non diverrai più di quel, che dio ha voluto. E quand'anche ti facessi bianca più della neve, non avresti l'amante mio.» -
Siede la piccola sorella in una roccia, la grande la spinge nel mare. La poverina innalza le braccia.
- «Mia cara sorella, ajutami!...» -
- «Io non ti ajuterò, se non prometti cedere a me il tuo fidanzato.» -
- «Se potessi, il farei: ma di lui non posso decidere. Cercherò doni e un amante per te.» -
Soffia terribile Ostro e spinge il corpo nel mare.
Corre il vento sulle onde cilestri e torna il corpo alla riva. Già soffia levante e spinge il corpo verso la prua d'un battello.
Due pellegrini raccolgono il cadavere.
Compongono un'arpa delle braccia della donzella; e formano corde co' biondi capegli suoi.
- «Andiamo alla casa vicina, ivi si fan delle nozze.» -
Pongonsi appresso alla porta, e s'ode l'arpa.
Dice la prima corda: - «Mi è suora quella sposa.» -
E la seconda: - «Uccidevami gelosa.» -
E la terza: - «Dello sposo fui morosa110.» -
Si fa rossa, come bragia, la fidanzata: - «Questo suono mi fa male.
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Imitazione Ostro
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