» - E l'Orchessa: - «Ma che vi pare! Alla porta, dal di dentro, c'è quì una gabbia d'oro, tutta grema zeppa di sonaglioli; e ci sta un uccellino, che fa la spia e svolazza; e nella stalla c'è un cavallo con una sonagliera, che fa altrettanto. Se entra qualche cristiano in casa, l'Orco lo risà subito, perchè le bestie collo scampanellìo e il diavoleto de' canti, de' nitriti, dell'ali e delle zampe[8] glielo ridicono. E allora l'Orco cerca dappertutto; e per chi trova, non c'è scampo.» - «Tant'è,» - riprese il giovane, - «morti per morti, apriteci e lasciateci venire dentro, accada quel, che vole accadere.» - L'Orchessa, capito, che que' due non se ne volevano partire, e bramosa di fargli un po' di bene, s'avviò per la scala ad aprirgli; e in quel mentre, che tirava catenacci su catenacci e bracciali e saliscendoli e catene, con che era assicurata la porta, una vecchina tutta grinzosa apparì di fori a Zelinda e al suo sposo e presto presto gli disse: - «Pigliate questo cotone, questi confetti e queste focacce. Quando sarete dentro, tappate col cotone tutti i sonaglioli della gabbia e del cavallo, e staranno cheti. Poi, quando l'Orco è a letto e dorme, scappate via e rubate la gabbia coll'uccellino. Quando sarete in mezzo la selva, ammazzate l'uccellino e apritegli il capo. Nel capo e' ci ha un ovo. Rompetelo con una pietra; chè, rotto l'ovo, l'Orco morirà, essendo lì nell'ovo l'incantesimo della sua vita.[9]» - Ciò detto, disparve. Intanto la porta era aperta; e l'Orchessa, introdotti gli smarriti, li condusse in cucina, li rifocillò alla meglio e poi li messe a dormire nella mangiatoia del cavallo e li ricoprì colla paglia e col fieno per nasconderli all'Orco.
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