» - E allora tutti ghe diseven: - «Sêmm del tal, sêmm del tal alter.» - E, sti fiœu, i ha mandàa tutti a i so famigli. E l'era sto scimbiott, che fava raccolta de fiœu e fava diventà tutti in rôs.
[5] Nel XII canto dell'Adone, Venere, pregando il giovane di allontanarsi per iscansar l'ira di Marte, gli dona un anello potente contra ogni incanto.
Di più la gemma, ch'è legata in esso,
È d'un diamante prezioso e fino;
Quasi piccolo specchio, ivi commessoFu da Mercurio, artefice divino.
Qualor colà fia, che t'affisi, espressoIl mio volto vedrai come vicino;
Saprai come mi porto o con cui sono,
Dove sto, ciò che fo, ciò che ragiono.
Non è picciol conforto al mal, che senteDe l'amata bellezza un cor lontano,
Avere almen l'immagine presente,
Ch'Amor scolpita in esso ha di sua mano.
Qui vo pregarti a rimirar sovente,
Che non vi mirerai, credimi, invano.
Qui meco ognor, ne' duri esìli tuoi,
E consigliare e consolar ti puoi.
Vedi la decima delle note apposte più su alla fiaba intitolata l'Uccellino, che parla.
[6] Pomarance è un paese di Toscana: Celio Malespini parla molto di un improvvisatore e cortigiano di quel luogo. Fu anche, se non erro, patria d'un pittore piuttosto celebre. Qui però, Re delle Pomarance dev'essere uno scambio pel solito Re di Portogallo. Ne' dialetti meridionali, le melarance dolci si addimandano portogalli, le amare cetrangole, quindi si spiega agevolmente lo equivoco.
[7] Da questo punto in poi la nostra fiaba di Zelinda e il Mostro comincia ad aver somiglianza non più tanto con la favola di Psiche, anzi con un'altra tradizione popolare, della quale ecco una lezione milanese:
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