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      La quinta montagna, larga e spatiosa, che tra l'oriente e mezzo giorno segue, de uerde ellera è coperta, et produce per fiori gotti, tazze, ingestare e altri belli uasi per beuere. E, da poi beuuto, se mangiano, de sapore del uino, anchora tenti del proprio colore. E pullula per tutto territufoli in molta quantità, che parono edifici adorni d'ellera, grandi como case; ma quando, o per tempo o per artificio, se sfendino, buttan uino in modo de fiumara, di qualunque sapore, odorante et buono; e discorrendo giuso in la pianura, fanno de uino un gran lago, che par mare, tra le onde del qual monstri assai notano, de effigie certo marauigliosa. Representan queste bestie faccia humana, non in tutto, perchè han pochi denti, il mostaccio acuto, come musciolini le ale; uanno intorno in forma de rota, non correspondenti in alcun uolere, il uentre hanno de porco, mozzo il busto senza coda, spinoso tutto, come riccio marino. Ecco, può questi, uno alto monte, che tocchi in cielo, con fontane, riuoli e fiumicelli, de traspirante acque et ogli d'odor soaui, laghi anchor assai de zibetto e altri unguenti pretiosi, grotte e cauerne quasi infinite, de terra che par musco ad ogni proua, e non pochi de ambracan, monti di belzuin e di storace, selue, boschetti, intorno e in cima, de ligno aloe, e simile piante, d'odor suaue, ch'io non dico. Verso la parte de oriente, sta una gran pianura habitata di ragni, grandi come boui. Niente differissen dagli altri, dico de colori uariati, eccetto nel uolto, che par a quello d'huomo se assomigli.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708