La mi' poera mamma fila la stoppa; ma, bene che guadagni poco, prima s'andava innanzi; ora 'nvece ci converrà a tutti morire affamati.» - «Senti,» - disse il Pesciolino, - «tu mi garbi, e io vi aiterò tutti di quel, che v'abbisogna. Quando vi manca qualcosa, basta, che tu dica, per essere esaudito:
«Pesciolino, mi' amante,
Saresti a me costante?
Mi faresti la carità?» -
- «Allora,» - gli arrispose Gianni, - «i' lo dico in questo vero momento:
«Pesciolino, mi' amante,
Saresti a me costante?
Mi faresti la carità?
M'abbisogna del pane.» - Alle su' parole, il Pesciolino fece apparire un pane di dieci libbre, perchè lo portassi a casa. Ma gli comandò a Gianni, che doveva star cheto e non raccontare del Pesciolino fatato di quel fosso199. Gianni dunque andiede dalla su' mamma con quel pane di dieci libbre; e inventò, che gliel'aveva regalo uno zio mugnajo per limosina. Dice su' madre: - «Chè, questo è impossibile; è una limosina troppo grossa per de' tempi di carestia. Tu l'ha' rubo, sciaurato, non dir bugie.» - E Gianni a giurare di nò, e che era un regalo del su' zio. Dice su' madre: - «Oh! s'io degli zii è tanto, che non n'ho più; son tutti morti e seppelliti da un bel pezzo.» - E Gianni: - «Guà, vole dire, che voi non gli cognoscevi tutti; e che questo l'ho trovo io nel su' mulino di molto lontano di casa nostra. Gnamo, chetatevi, mamma, e non dubitate di nulla. Anzi lo zio m'ha promesso di darmi tutto quello, che m'abbisogna.» - Abbenchè quella donna non fosse tanto persuasa delle parole del su' Gianni, siccome aveva fame, si messe a mangiare il pane assieme co' su' figlioli, e in quel mentre gli scappò detto: - «Pan solo! anche il pan solo è bono, quando non c'è altro.
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