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      Ma il Re la fece stare cheta, perchè la prova per lui era bona e intendeva di mantienere la su' parola. Sicchè diede il comando, che ogni cosa fosse ammannito per le nozze della su' figliola con Gianni. A quell'ordine, la Principessa, perchè Gianni non gli garbava, disse: - «Almanco sua Maestà, m'accordi una grazia.» - Dice il Re: - «È accordata, purchè tu sposi chi è stato trascelto per babbo dal tu' figliolo.» - «Sposare lo sposerò,» - arrisponde lei; - «ma che lui, prima di menarmi con seco, mi fabbrichi un palazzo con un giardino compagni e dirimpetto al palazzo reale, per poterci star dientro da par mio; e vo' sapere chi sono i su' parenti.» - A quella domanda nonistante non si sgomentò Gianni nel sentirla; e gli promesse alla su' sposa, che subbito la contenterebbe a su' piacimento. E, senza indugio, andiede dal Pesciolino; e al solito lo chiamò fori:
     
      - «Pesciolino, mi'amante,
      Saresti a me costante?
      Mi faresti la carità?» -
     
      Per non allungarla troppo, il Pesciolino fece apparire in nel momento quel, che Gianni volse; e la mattina doppo, quando la Principessa fu levata e s'affacciò alla finestra, vedde un bel palazzo novo e col giardino pieno di piante, di fiori, e con un bosco fitto tutto di cedri, che non ci mancava nulla e pareva il palazzo reale. E venuta poi l'ora delle nozze, eccoti! comparsero la mamma e la sorella di Gianni, vestite come tante Regine. E accosì bisognò che la Principessa s'accordasse a diventare sposa legittima di Gianni: ma lei non era contenta. Anzi, che lei non era contenta l'addiede subbito a divedere; perchè, in nel mentre che spasseggiavano nel giardino, lei colse un bel cedro e poi lo messe di nascosto in tasca a su' padre; e, quando furono a tavola alle frutte, lei disse: - «Sarei più allegra se qualcuno non m'avesse rubbato il più bel cedro del mi' giardino.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





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