» - «Oh senti, che ti piacqua o non ti piacqua, io gli ho messo nome Troja e la dee aver nome Troja.» - «O non le sapevi metter altro che di nome Troja?» - «No, ha da esser chiamata Troja, Troja, Troja!» - Si rizza Bella-Gioja e va a i' suo travaglio, alla sua bottega a lavorare quello, che faceva di mestiere. Fatto si è la sera, quando gli è l'ora delle ventidue, torna a casa Bella-Gioja. Dava sempre delle occhiatine a quell'altra Bella-Gioja. Non gli veniva mai detto: - Troja» - a i' figliolo; la rispettava, com'ella aveva a esser rispettata. Come di fatti si mettono a tavola. Dice alla madre Bella-Gioja: - «Dategli quaiccosa anche a quella femmina là. Che volete? senza mangiare non si sta ritta.» - «Come la lavorerà, la mangerà. Una fettina di pane e mezzo bicchier d'acqua.» - E Bella-Gioja gli dava d'occhio a quell'altra Bella-Gioja, come a dire: - «Zitto! la s'addormenterà mia madre e io starò sveglio.» - Come di fatti, lui cercava di ubbriacare ogni sera sua madre, per via ch'ella cominciasse a russare. - «Sai, Bella-Gioja, s'ha ire a riposare, che domattina tu t'hai a levà' presto; t'hai da andare a lavorare. Te, Troja, vien quà. La vedi quella cassa lì?» - «La veggo.» - «T'hai a sdrajare su quella cassa e t'hai a dormire lì.» - Se ne vanno a letto, Bella-Gioja e la madre. Quando Bella-Gioja sente, che la madre l'ha attaccato i' sonno, adagio adagio, sorte d'i' letto, lui. Va alla cassa: - «O Bella-Gioja, che dormi?» - «No, non dormo.» - «Oh alzati! vieni di qua con meco.
| |
Troja Troja Troja Troja Troja Troja Bella-Gioja Bella-Gioja Bella-Gioja Bella-Gioja Bella-Gioja Bella-Gioja Bella-Gioja Troja Bella-Gioja Bella-Gioja Bella-Gioja
|