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      » - La s'alza, poerina, e va di lą insieme con Bella-Gioja: - «Accomodati a sedere.» - Con la bacchettina fatata... batte la bacchettina fatata: - «Comandi, Signore!» - «Comando le meglio bevande e pietanze; da Regina, come lei č.» - Ed apparecchiata la tavola d'ogni ben di dio, e tutti edue (le due Belle-Gioje), a mangiare a bere a spron bąttuto: - «Sai, Bella-Gioja; io t'ho da avvertitti d'una cosa, perchč la mia scelleratissima mamma ti vorrą far fare cose, che te non le hai mai fatte a questo mondo, e non le puoi fare mai. Non piangere, nč sospirare. Tu non devi far niente; perchč, quando sono le ventitrč, apparisco io e faccio tutto quello, che mia madre vole che facci te. Ora verrai a riposare in un bellissimo letto. Altro, che[4], a mattina, sparirą i' letto, che te hai riposato nella nottata; e te ti troverai sulla cassina. Non vol dire niente.» - Va di lą, batte la bacchettina fatata e apparisce questo bellissimo letto. Si trova spogliata Bella-Gioja e si trova messa n'i' letto, che n'i' suo palazzo non avevano un letto uguale a quello, che quella nottata riposava Bella-Gioja. Bella-Gioja, la terza sera, quando ebbero mangiato e tutto, andiede a letto con la mamma; e la ragazza sulla cassa. Quando fu addormentata la mamma, Bella-Gioja il giovanotto s'alza e va dalla ragazza: - «Bella-Gioja, alzati e vien di lą.» - S'alza di sulla cassa e vien di lą. Lui batte sulla cassa e gli apparisce d'ogni grazia di dio, di bevande, di pietanze e tutto. - «Intanto che te mangi, sai, Bella Gioja, si fa una faccenda stasera.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





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