Nel tirarlo fori, salta fori un serpente. - «Mercante, cosa fai, che vieni a derubarmi il mio cavol nero qui? Hai figlie te?» - «Sissignore, ne ho tre.» - «Tu m'imprometti di portare una delle figlie? Riacquisterai il primo bastimento, che te perdesti. Cogli pure quanto cavol nero, che tu vuoi, e vattene via. Dimani ti aspetto. A bon'ora ti aspetto cor una delle tue figlie.[3]» - Va via a casa, piangendo e sospirando, che pensava a una delle sue figlie di portarla e lasciarla nelle mani di un serpente. Va a casa con il fagotto delle legna, il fagotto del cavolo e tutto. Cammina cammina si conduce a casa. Le figlie, che veggono; che erano alla finestra, e veggono il padre con il fagotto del cavolo, il fastello delle legna e tutto: - «Eh! Eh! leste, leste! stasera ci farà mangiar bene il nostro signor padre. Si farà le fette con il cavol nero.» - Gli dà tutto, i danari per comprare quel, che c'era di bisogno; e si piantano la sera a mangiare. Portato il mangiare anche di là a quella bona, il mercante, nell'esser lì a tavola, guardava quella delle figlie, guardava quell'altra, gittava un sospiro e gittava le lagrime anche dagli occhi. - «Cos'ha, signor padre, che ci guarda lei, dà un sospiro e getta le lagrime dagli occhi?» - «Eh» - dice, - «la vostra disgrazia piango e sospiro, figlie mie.» - «Che disgrazia sarà?» - Dice: - «Questo e questo mi è successo. Nin quel mentre, che era lì e coglieva quel cavolo, nell'aver visto quel torsolo più grosso, che avrete visto anche vojaltre, nello spiantarlo m'è apparito un gran serpente; e mi ha domandato, se avevo figlie.
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