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      » - «Non mi dare questo dolore, sai, figlia mia.» - E va di là da quell'altra figlia, mangiano, bevono; sempre col pensiero quel gran mercante, che al domani doveva portare al serpente quell'altra figlia. - «Non lagrimi, signor padre, non sospiri.» - La mattina, seconda mattina, era pronta anche quest'altra delle figlie. Se quella era stata pronta avanti, quest'altra più che mai. Prende la figlia e via insieme. Cammina, cammina, cammina, quand'è a una distanza di poche braccia, salta fori il serpente dalla buca: - «Gran mercante, mandamela via e vieni avanti te.» - «Vai a casa, vai a casa!» - gli fa alla figlia. Il serpente: - «Veggo il tuo bon core, caro mercante; che di tre, che n'hai, me ne hai portate due. Ma dimmi un po': sono tutte perfide e scellerate a quella maniera? Tieni, questa è un'altra borsa di zecchini in oro. Va alla riva del mare, vi troverai il secondo bastimento, che te perdesti. Ma con questo, portami quell'altra tua figlia domani.» - «Sì, gnene porterò,» - dice il mercante al serpe; ma con il dolore in corpo gnene portava codesta. Va alla riva di mare, come ho detto; ritrova il secondo bastimento; lo mette al sicuro; e se ne va a casa. Se ne va in camera a piangere e sospirare la disgrazia di quella bona: - «Eh figlia mia!» - piangendo e sospirando. - «Non pianga, nè sospiri, signor padre. Vengo e vengo volentieri.» - «Volentieri, figlia mia, vai nelle mani di un serpente?» - «Non è niente, caro signor padre. In breve tempo, caro signor padre, si avrà le mie notizie.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708