Il padre, che vede che è liberato da il veleno del melo, il giorno gli fa apparire davanti alla tavola il pasticcio avvelenato. Il figlio d'il Re, che va per prendere il pasticcio, il maggiordomo gnene piglia e gnene getta fori e gli pianta il suo davanti. Disse il padre fra sè: - «Uh che affare è questo? Gli è libero anche da il veleno del pasticcio. Ma, nella nottata, gli farò apparire questo leone.» - Il maggiordomo chiede una grazia a il suo Re: - «Che grazia voi, ti sarà concessa.» - «Io, nella nottata, gradirei di riposare sur una delle sue siede nella sua camera.» - Come difatti, gnene concede la grazia il figlio del Re. Entra in camera e si mette a riposarsi in una sieda. Il Re, te lo spogliano e te lo mettono al letto. Addormentato, che è, il Maggiordomo prende la sua ripetizione e guarda che ore sono. - «Eh! sono vicine le dodici.» - Si leva il suo soprabito d'addosso, si sbraccia bene bene e monta su il letto appiede d'il figlio d'il Re, adagio adagio, con la medesima spada, che si era combattuto co' demonî. Se la cinge bene alla mano. Apparisce questo grosso leone. Uccide il leone; e il leone rimane in cenere. Il Re, che si sveglia e vede appiede d'il suo letto il maggiordomo con la spada sguainata, grida: - «Ajuto, guardie! ajuto, guardie! Il maggiordomo m'ammazza! il maggiordomo m'ammazza!» - Preso il maggiordomo, è messo in una scura carcere. Dopo tanto bene, che gli aveva fatto! Viene il momento, che fu condannato a morte il maggiordomo. - «Voglio una grazia da Sua Maestà, il mio padrone.
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Maggiordomo Sua Maestà
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