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      » - «Gli sia concessa!» - fa, tutto severo. - «Voglio la grazia di parlare al mio padrone in mezzo alla sala d'udienza.» - Prese le misure, cominciò a parlare: - «Maestà, si rammenti bene, che, io sono stato un anno e tre giorni con lei e tre giorni con la sua legittima sposa, che lei ha sposato, che siamo stati fra me e lei il suo liberatore ad essere liberato da essere incantato in un serpente. Sortendo di sottoterra e andando in quella bellissima locanda, si rammenti bene, che io mi feci preparare un tavolino con un tappeto e un candeliere, con una candela e una sieda per riposare. Pensando io ai casi successi, nel momento mi vedo apparire quattro incappati; e si danno la bona sera ognuno coll'altro: Sapete cosa ho io da dirvi di novo? Che il figlio del Re di Spagna è stato libero dall'incantesimo di essere un serpente; tra lui e la figlia di un gran ricchissimo mercante e il suo maggiordomo. Ma abbiate da sapere, che lui è nel suo quartiere, che scrive due versi a il suo signor padre, che lui venga a riscontro del figlio e della nora, che lui deve avere. Risponde il secondo: Ehi sta bene, che lui scriva due versi a il suo signor padre. Non sapete, che lui farà più complimenti alla sposa, che deve prendere il figlio, che a il figlio? A il figlio, siccome lui è tanto tempo, che lui non mangia mele, gli farà avvelenare il melo. Ma se il suo maggiordomo, che gli ha voluto tanto e tanto bene, stessi sempre al fianco del suo Re; quando è per prendere la mela per mettersela in bocca gnene gettasse via; libero rimarrebbe dal veleno della mela.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





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