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      » - E gli sparisce il serpente. Torniamo ora a Leombruno, che l'aquila l'aveva straportato via. L'aveva straportato sur un'isola, la più alta che ci potesse essere sopra la terra, sopra un tetto d'una certa Madonna Chilina[3]. Sendo costì poero Leombruno sopra codesto tetto, si rammaricava: - «Ahi! Ahi! Ahi! dove sono? Ahi! Ahi! Ahimè.» - Questa, che l'è una fata, ha inteso, questa madonna Chilina. Aveva dodici damigelle d'attorno, questa. Fa: - «O ragazze, venite davanti a me. Sento un rammarichìo. Andate a vedere cosa c'è; e straportate davanti a me quello, che vojaltre trovate.» - «Sissignore[4], Regina.» - Vanne su, su questo tetto, e veggan questo giovane» - «Cosa fai? qual mai vento ti ha straportato in codeste parti?» - Leombruno, che si metteva a discorrere quello, che gli era intravvenuto. - «Niente, niente! Vieni con nojaltre, discorrerai con la Regina.» - Te lo straportano giù. Dice: - «Regina, s'è trovato questo giovane.» - La lo guarda bene in viso: - «Qual mai vento ti ha straportato sur il mio tetto?» - Gli racconta lui la novella: - «Gli è un caso, che il mio signor padre l'andava a pescare. Tirò fori la rete piena di pesci; e, tra questi pesci saltò fori un serpente; e gli disse: Pescatore, hai figli? - N'ho dodici, signore. - Se mi prometti di portarmene uno, farai pesche innumerabili; e, se non lo porti, ti ammazzerò a te e a tuoi dodici figli.» - E così gli racconta tutta la novella alla Regina, il caro Leombruno. La Regina, madonna Chilina, dice: - «Starai qui con meco.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





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