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      Il padre e la madre, che ti riconosce il sette, che lui aveva nella testa di quando ruzzolò la scala: - «Ohimè! quello è Leombruno!» - cadono in terra tutt'e due svenuti. In questo presente momento, ti apparisce tutt'a undici i fratelli. Tutti a levarsi il cappello: - «Felice giorno, signor cavaliere; felice giorno, signor cavaliere! Cos'è stato?» - vedono in terra il padre e la madre. - «Uh, sono cascati non so in che modo,» - fa Leombruno. - «Qui bisogna riaverli.» - Prendono dell'acque odorose e rianno il padre e la madre. Il padre e la madre, riaviti tutt'e due: - «Figlioli221 miei, lo vedete questo cavaliere qui? Questo è vostro fratello Leombruno, come vojaltri.» - Gli s'avventorno al collo tutt'e undici, per baciarlo e tutto. - «Fratelli miei, lasciatemi stare; sennò mi consumerete tutto da' baci e la mia sposa come anderà? Venga, signor padre, tenga. Questa è una chiave sua; deve aprire e prendere il regalo, che le manda la mia legittima sposa; questa è della mia signora madre; e questa è una chiave per uno anche a vojaltri: il regalo della mia sposa, che vi ha mandato.» - Vanno a codesti mobili; aprono, ognuno con la sua chiave; e veggono tutte verghe d'oro e d'argento. Comincia il padre a dire: - «Guarda quante ricchezze ci hai portate, figlio mio!» - Dà via queste verghe d'oro, e compra ville, poderi e stabili da tutte le parti, che era diventato un gran signorone. Principia a comprarsi una croce, una bella croce da cavaliere e uno spadino per il fianco, il padre e tutti e undici i suoi figli.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





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