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      Il padre dice: - «Sai, caro Leombruno. Domani ci è feste innumerabili: anderemo a gòdersele[5], eh?» - «Sì, caro signor padre.» - Un giorno lo menava a quella delle feste; un giorno a quell'altra; un giorno poi lo mena al Casino dei Nobili. Entrano alla stanza di quel gioco, entrano alla stanza di quell'altro, si divertono. La stanza entra, che faceva parecchi signori: - «Io ho una bellissima casa.» - «Io ho una bellissima villa.» - «Io ho una bellissima di quella cosa.» - «Io ho una bellissima di quell'altra». - Il caro Leombruno stava in un angolo, zitto; e non diceva niente. Va diversi signori da lui: - «Lei, signore, non ha niente? non dice niente? non ha voce in capitolo? non ha niente da dirci?» - Rammentandosi sempre della sua legittima sposa, gli vien detto: - «Signori, ho una bellissima sposa.» - «Avete una bellissima sposa? Tempo tre giorni, che la sposa sia portata a il casino. Si vuol vedere.» - «Sentino, signori, non la posso straportare a il casino quassù. Tante e poi tante miglia lontano da me, non la posso straportare.» - «Se, in tèmpo di tre giorni, non è apparita la sposa al casino, pena la testa a voi.» - Dispiacente Leombruno, la mattina di poi se ne va al casino: - «La vostra sposa si vedrà nella mattinata?» - «Si vedrà, se potrà venire.» - «Male per voi, se non ci viene.» - Frega lui l'anello a il muro. Sente dire: - «Comandi, Signore.» - «Comando, che indispensabilmente apparisca la mia legittima sposa nel Casino dei Nobili.» - Lei gli manda una camerista bellissima, vestita di Regina.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





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