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      » - E si contrastano. Leombruno, che stava a guardarli: - «O giovinotti, che avete a contrastarvi?» - Rialzano il capo: - «Giusto Lei, la guardi, giusto Lei, ci faccia il piacere, venga qui da nojaltri.» - «Vi dirò una cosa: se fossi un uccello io ci verrei volentieri.» - «La guardi, La dee prendere codesto viùzzolo; e La vien via giù giù; e La si ritrova, in dove siamo nojaltri.» - Dice: - «Ho capito.» - Si ritrova fra questi due giovanotti. - «Dunque, cos'avete a ridire fra vojaltri? siete[6] boni, siete.» - «Qui La deve assapere, che questa qui è roba rubata. Semo due assassini, noi.» - «Oh mi rallegro con vojaltri.» - «Abbia da sapere, giovinotto, che queste qui non mi pajon parti fatte giuste.» - «State zitti; ve le farò io.» - Piglia una ripetizione di quà, una di là, le bilancia nelle sue mani e gli fa le parti, fra vezzi, anelli, tutte quelle ricchezze, che avevano robate. Dice: - «Ora queste le son parti! Queste, ma non quelle, che s'eran fatte fra nojaltri! Badi, sa Ella, c'è due altri capi grossissimi. Un pajo di stivali, che camminano quanto il vento.....» - «Benissimo» - fa lui. - «E un mantello: ce lo mettiamo addosso, non siamo più visti da nessuno.» - «Benissimo più che mai. Fatemi vedere questi stivali.» - «Eccoli lì.» - «La se gl'infilzi Lei» - gli fa a uno di questi assassini. Arriva e s'infilza questi stivali. - «Prendi il mantello, mettitelo sotto il braccio, guarda di andare su quella montagna tanto alta là.» - In un battibaleno gli era su quella montagna.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708