Voglio cantar di una veritade,
Qual'è di un padre (se mi ascoltate),
Com'egli venne a così gran periglio,
Che per campar vendè un suo figlio.
Il pover uomo era un Pescatore,
Ed ogni giorno sì andava a pescare.
Per sua disaventura, a tutte l'ore,
Poco pesce veniva egli a pigliare.
Terra, nè vigna non aveva ancora,
Ben tre Figliuoli avea da nutricare;
La sua Donna era fresca più che rosa,
Viveva di pescar, non d'altra cosa.
Una mattina il buon uom si levò,
A pescar con la barca fu andato.
Punto di pesce il giorno non pigliò,
Onde il buon uomo si fu cruciato.
E a un'Isoletta del mare arrivò,
Ed ivi un gran Corsaro ha ritrovato;
Il qual gli disse: - «Che mi vuoi tu dare,
«S'io ti darò del pesce, e assai dinare?» -
Rispose: - «Io ti darò ciò, che tu vuoi;
«Onde ora dimmi ciò, che posso fare.» -
Parlò il Corsaro con i detti suoi,
E dissegli: - «Se tu mi vuoi menareSu st'Isoletta uno dei figli tuoi,
Se mi prometti di non m'ingannare,
Io ti darò del pesce per ristoro,
E ancor moneta assai d'argento ed oro.» -
E quel buon'uomo n'ebbe gran dolore;
Per povertà convien che gl'imprometta,
E gli rispose: - «Io ti darò il minore,
«E menarollo su quest'Isoletta.» -
Il mal Corsaro non fece dimore:
Pigliò del pesce ed empì la barchetta;
Moneta gli diè assai, chè gliel portassi.
Disse: - «T'annegarei, se m'ingannassi.» -
E quel buon uomo gli rispose ardito:
- «Io certamente non t'ingannerò.» -
E poi verso di casa ne fu itoCon tutto il pesce assai dinar portò,
E di buon vestimento assai vestito.
La moglie ed i figliuoi ben adobbò;
Di vettovaglia la casa ha fornita;
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