Egli avea d'andar giorni quattrocento,
Innanzi ch'al suo paese arrivasse;
E questa donna, per incantamento,
Ordinò che lui si addormentasse.
Ed all'Arte ella fa comandamento,
Che in suo paese presto lo portasse.
E Liombrun s'adormentò la sera,
E la mattina nel suo paese era.
Ma quando venne sù l'alba del giorno,
Presto Liombruno si fu risvegliato;
Rizzossi in piedi, guardossi d'intorno,
Il bel Paese ha ben raffigurato.
Di Liombrun quel Cavaliere adorno,
Umilmente la Fata ha ringraziato,
Ed all'anello grazia gli chiedia,
Ciò che gli domandava gli venia.
Per la virtù, ch'avea quel bell'anello,
In prima se gli diede un buon destriero;
Un vestimento poi sì ricco e bello,
Come bisogna a ciascun Cavaliero.
Valige poi ancora appresso quelloFornite di fiorini, a tal mestiero,
E gente gli chiedeva senza fallo:
Assai ne venne a piedi, ed a cavallo.
Con questa gente e con quelle valiciAndò a sua casa, ove trovò suo padre
E' suoi fratelli, ch'erano felici,
E le valige appresentò alla Madre.
Danari avea per sè e per gli amici,
Per li parenti e cugine leggiadre;
I suoi parenti dicea ciascheduno:
- «Ben sia venuto messer Liombruno.» -
Ed essi pur dicevan tutti quanti:
- «O Liombruno, dove sei tu stato?» -
E Liombrun gli rispose davanti:
- «In veritade, ch'ho ben guadagnato;
Io son stato con ricchi mercadanti,
Che m'han così vestito ed addobato,
Per il bene servir, che ho fatto a loro,
M'han fatto Cavalier di Bufaloro.
E a questi mercadanti io ho promesso,
Prima che passi un anno, di tornare.» -
Li suoi parenti gli dissero adesso:
- «O Liombruno, dove voi tu andare?
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