Il gran Re di Granata sta qui appresso,
Ed una figlia sua vol maritare.
Il torneamento ha fatto già bandire,
Che chi vince ne faccia il suo desire.» -
E quando Liombruno questo udìa,
Vennegli il cor di veder sua ventura:
Ed all'anello subito chiediaUn bel corsier con tutta sua armatura.
Ciò, che domanda, tutto gli venìa,
E Liombrun si armava a dirittura,
Da suoi parenti comiato pigliava,
E ciaschedun di loro lacrimava.
E Liombruno sì prese comiato.
Tanto cavalca, ch'è, giunto in Granata,
Là dove il torneamento era ordinato,
E la gran Giostra era già cominciata.
L'altro giorno ivi se n'andò sul prato,
Dove la gente era ben radunata.
Ivi era un saracin molto possente,
Che nella Giostra era quasi vincente.
Quel Saracino avea tanta fortezza,
Nissun a lui non si volea accostare;
Perchè era prode e pien di gagliardezza,
A suoi colpi nissun potea durare.
Ma Liombruno, pien di gentilezza,
Davanti a lui s'andò a presentare;
Dissegli il Saracino: - «A me ti rendi;
O, se tu vuoi giostrar, del campo prendi.» -
E Liombrun gli disse: - «Volontieri.» -
Arditamente del campo pigliava;
Il Saracino, ch'è forte e leggeri,
Su 'l buon destrier all'ora s'affermava.
E rivoltorsi i nobil Cavalieri,
L'un inver l'altro forte spronava.
Li Cavalieri insieme fur scontrati,
Or udirete i colpi smisurati.
Il Saracino e messer Liombruno
Venivansi a ferir arditamente:
Dui gran colpi si dettero ciascuno,
Ma pur il Saracino fu perdente.
Arme, ch'avesse, non gli valse un pruno;
Che Liombruno, nobile possente,
Il ferro e l'asta nel cor gli cacciò,
E giù del destrier morto lo gettò.
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