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Rispose lui: - «Perdonato ti sia.» -
E Liombruno disse: - «In veritade,
Io pur mi vanto della donna mia,
Più bella donna non la puoi trovare;
Fra venti giorni lo voglio provare.» -
- «Termine mi dimandi venti dì,» -
Rispose il Re: - «Io te ne vuò dar trenta.» -
Liombruno disse all'anello lì:
- «Monna Aquilina tosto qui appresenta.» -
E quella donna, perchè a lei fallì,
Non vuol venire, acciò ch'egli si penta.
Ne passa trenta giorni senza resta,
Alli trenta dovea perder la testa.
A i trenta giorni quella fu venuta.
Fuori della Città si ritenìa.
Una donzella gli ebbe travestita,
Mandolla al Re e sua baronia.
E quando il Re costei ebbe veduta,
Che era piena di tanta leggiadria.
Disse a Liombruno: - «È quella tua mogliere?» -
E lui rispose: - «Nò, dolce messere.» -
La cameriera presto si arrivavaDavanti al Re e ad ogni Barone,
Quando il Re la donzella non guardava.
Quella era tanto bella di fazione!
Verso di Liombruno lui parlava:
- «È questa tua moglie gentil campione?» -
Disse Liombruno con dolce favelle:
- «Signor nò, ambedue sono donzelle.» -
E Madonna Aquilina fu arrivata,
Col suo bel viso, che rendea splendore;
Davanti al Re si fu rappresentata,
Poi di lì si partì senza dimore.
E quando il Re costei ebbe guardata,
Disse a Liombruno: - «Nobile Signore,
Or mi perdona per tua cortesia.» -
- «Perdona a me.» - Liombrun rispondia.
E Liombruno prese comiato,
E dietro alla sua donna se ne gia.
Ella l'aspetta con viso turbato;
Liombruno gridando la chiedia.
Ed ella disse: - «Falso rinegato,
Della tua morte ancor m'incresceria!
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