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      Sa, signor Giovanni, ci ho anche una bimba, sa....» - «Ah, non me ne ragionate delle donne, perchè non le posso vedere. Il bimbo, sì; ma le donne non le posso vedere,» - dice. Ella va a casa da i' marito, co i' bimbo pella mano. Va a casa e picchia. S'affaccia alla finestra: - «Beh! cos'hai fatto? Non l'hai accompagnato a scola i' bimbo?» - Dice: - «No. Apri, che ho da dirti alcune parole. Il signor Giovanni di Costantinopoli, che mi ha chiamato e mi ha detto questo: che lui vorrebbe il mio figlio nelle sue mani, che lui verrebbe a un punto di esser l'erede di tutte le ricchezze del signor Giovanni di Costantinopoli.» - «Bah! che vuoi? me ne rincresce.» - «Ma, con questo, sai, padroni gli sposi di andare a far visita al nostro figlio, quando ci pare e piace. E, con questo, ci dà un sacchetto di napoleoni d'oro. Un bisogno, che occorre, gua', si ricorre là e siamo soccorsi d'ogni nostro bisogno.» - Dice: - «Vai e portagnene. Vieni, poero Franceschino!» - fa i' padre al figliolo (si chiamava Francesco il figlio); lo bacia e tutto: - «Addio, addio, addio!» - La madre se lo prende per la mano e lo porta al signor Giovanni di Costantinopoli. Il signor Giovanni di Costantinopoli, che l'era là al balcone e vede tornare la madre con il bimbo, gli brillava il core dell'allegrezza: - «Come, sposina mia cara?» - «Mio marito è contento.» - «Fate conto di entrare nel vostro quartiere, quando entrate nel mio palazzo!» - La madre del bimbo te lo piglia, te lo bacia: - «Addio Franceschino! Addio Franceschino!


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





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