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      [2]» - «Caro signor Giovanni, io farņ tutto quello, che Lei comanda; ma mi mandi compagni con meco.» - «Ci viene quel giovane a giocare e spassare nel nostro appartamento. Tu domandagli, se viene. Tu intanto non istai ad andar solo.» - Comparisce la sera questo giovane quą nel palazzo. - «Oh sai, amico» - dice Franceschino a questo giovane, - «ho da fare un giro, nella barca qua del signor Giovanni di Costantinopoli. Vuoi venir con me?» - «Ci vengo volentieri.» - «Sente signor Giovanni? ci viene volentieri.» - «Io ti do tempo, caro Franceschino, un anno e tre giorni a portarmi nel mio palazzo un volto, come te hai fatto.» - Franceschino chiede licenza a i' signor Giovanni: - «Vado via. Addio, addio, addio!» - Giovanni abbraccia Franceschino e lo bacia: - «Addio e felice ritorno. Cerca di fare ogni cosa pel bene di quello, ch'io ti dico.» - «Sissignore.» - Vanno alla riva del mare, staccano i' bastimento, entrano dentro, dąnno le vele al vento, addio! per andare a girare i' mondo. Gira di quą, gira di lą, gira di sopra, gira di sotto e gira dappertutto, non trovava mai un volto simile a quello, che lui aveva fatto. Via! e tiran via sempre a camminare n'i' bastimento del signor Giovanni. Da lontano Franceschino vede certe fiamme sur un'isola, che pareva, che prendesse foco roba. - «Arriviamo quą» - al piloto. - «Arriviamo a quell'isola lassł, che tanto ci si rinfrescheremo.» - Montando su quest'isola, sortendo d'i' bastimento, Francesco occhia una bimba e l'era tutta il ritratto.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





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