» - Via! Arrivato, che è a bottega del caffettiere: - «Oh, signor Giovanni!...» - «Oh! signor Giuseppe!» - si riveriscono tutti e due. - «Voi fate questa bella scommessa, eh? Volentieri la faccio ancora io;» - fa il signor Giovanni. Si prendono a braccetto tutti e due, chieggono licenza al caffettiere e se ne vanno fori: comperano i fogli bollati e tutto. Se ne vanno in Delegazione di Costantinopoli; là, con i fogli bollati e tutto, suggellano.[7] Uno se ne va da una parte, uno dall'altra; e non si guardano più, tra il signor Giovanni e il signor Giuseppe. Il signor Giovanni se ne va a i' suo palazzo. Entrato, che è a i' suo palazzo, riverisce la sposa, riverisce la cognata e se ne va alla tavola del rinfresco. Qui: - «Io vado, carissima sposa, a far un giro per andare a rivedere i miei beni» - fa il signor Giovanni alla sua sposa. - «Qui avete tutto: non vi manca niente. Qui avete la mattina la lattaja, che vi porta il latte; chi è, che vi porta il burro, e chi la carne da i' macellajo. Non vi manca nulla. Statevi in conversazione con vostra sorella; divertitevi; fate quello, che vi pare e piace; e addio al mio ritorno. I complimenti li faccio ora, perchè parto di notte; non istò lì a svegliarvi nessuna delle due.» - La mattina (lui nella nottata si alza da i' letto, si veste, se ne va via, lasciando la sposa e la cognata); la mattina, viene la lattaja a portargli il latte. Pensa la sposa di dire alla sorella: - «Sai, le persiane di sulla strada le devi chiudere. Ci si servirà delle stanze per di dietro, di quel terrazzo e di quel bel giardino, che ci sta; ci si divertirà costì nojaltre.
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