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      - «Ah signor Giuseppe, ben trovato. Io ho fatto tutto per Lei, io ho fatto.» - Gli dà il disegno della camera, che lei aveva disegnato. - «Questo è l'anello; il più bel giojello, che lei avesse in dito. Può dire alla Delegazione, che Lei gnene ha regalato con le sue proprie mani. E poi questi sono i capelli della collottola.» - «Anche questi t'hai presi?» - dice. - «Brava! Brava! Brava!» - Dice: - «Va nel mio comò, costà; tre cassette, che c'è, àpritele e sèrviti nin oro e in argento, èmpiti anche le tasche del tuo vestuario[8], che io ti ho fatto; e vattene in pace, io ti ringrazio.» - Codesta vecchia se ne va via. Eccoti, quando è giorno, il signor Giuseppe, che si alza da il letto, si veste e tutto, prende i fogli e se ne va in Delegazione e davanti a i giudici. - «Oh, signor Giuseppe, ben arrivato!» - Tira fori i fogli come i rinvolti. Mostra il foglio, dov'era dipinto la camera e tutto. - «Questo è i' più bel giojello, che lei l'avesse: me l'ha regalato con le sue proprie mani. E questi sono i capelli della collottola.» - I giudici si messono a ridere: - «Guarda! insino i capelli della collottola! Bravo! Bravo! potete andare!» - a i' signor Giuseppe. Pigliano il disegno, pigliano tutto, fanno i' rinvolto e lo sigillano. L'arresto personale, quando entrava il Signor Giovanni in Costantinopoli, che le guardie giravano per tutto. Sentono da lontano: - «Cià, cià, cià! Cià, cià, cià! cià cià cià!» - Era il signor Giovanni, che tornava in Costantinopoli co' suoi cavalli e i servitori e tutto.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





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