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      La rinvolta nel medesimo fazzoletto, dov'era le gioje, e se la mette in tasca. - «Addio. Sarai avvisato, per venire a prendere i danari.» - «Vada, vada, signora.» - E le vanno. Va via insieme alla lattaja. La gli fa la lattaja: - «Signora, che non ci si passerà, sa, nel bel mezzo alla piazza!» - «Cheh! cheh! cheh! Io voglio passare; e te, prendimi pel mio vestuario di dietro e non mi devi lasciare, sai? Passo io, devi passare anco te.» - Va per passare la moglie del signor Giovanni; le guardie, che la volevan mandare indietro; lei fa cedere di qua e di là e passa nel bel mezzo della piazza con la lattaja, che aveva attaccata addosso. Nell'andare inverso ai giudici, la gli fà la lattaja: - «Vede, signora, quello nin mezzo a i giudici con quel cappello bianco in capo? Gli è il signor Giuseppe.» - «Oh hai fatto bene a dirmelo.» - Sicchè, quando è davanti ai giudici: - «Signori, ben trovati: voglio giustizia.» - «Eh, adesso, signora, non si può dar retta a Lei, perchè c'è questa festa a fare. Bisogna prima far questa; e poi, daremo retta a Lei.» - «Anzi, appunto voglio, che mi sia consegnata la compagna di questa pianella, che questo signore mi ha derubato.» - I giudici si voltano da i' signor Giuseppe: - «Come è mai, signor Giuseppe, questo affare qui?» - «Come mai dar retta, che io abbia rubata la pianella, se io non conosco questa signora, perchè, da quando io l'ho data a balia, non ho avuto il piacere di vederla?» - «Dunque, porco sudicione, che tu non sei altro, come puoi fare e dire, che te hai dormito una notte con la moglie d'i' signor Giovanni, se tu hai detto adesso ai giudici, che, da che mi desti a balia, hai l'onore di vedermi ora?


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





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