Pagina (561/708)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Dunque l'uomo ha da languire per i delirî d'una mano, che imita assai più la fantasia che 'l senso? Dunque si doverà permettere la sovranità sovra i nostri animi ad una cosa insensata, mentre la neghiamo il più delle volte alle potenze del medesimo cielo? L'amare è sempre una infelicità. L'amare però una pittura è il pessimo dei mali. Non v'è corrispondenza. Il diletto si ferma solamente negli occhi: e si può amare una cosa, che o non sia, o che ritrovandosi si vegga così adulterata, che cagioni piuttosto pentimento che amore.» - Doramiro, principe di Cipro, com'egli stesso narra nella Rosminda, favola drammatica di Don Antonio Muscettola (Napoli, M.DC.LIX), cacciando ne' mesi invernali, vide pericolare un legno:
     
      - «................ giuntoNel loco del naufragio, invan cercai
      Uom, che vita godesse; e, mentre mestoProcuro almen saper che gente e quale
      In quella nave era sommersa, vidiPicciol'arca dorata
      Da quell'onde agitata.
      Tosto fei tôrla; ed in aprirla, (oh dio!
      Che memoria infelice!)
      Gli occhi abbagliommi e fulminommi l'almaDi sovrana beltà leggiadra immago.
      Vidi in angusta telaSmisurate bellezze,
      Ed in ombre mentite un vero sole,
      Ch'uscì del mare al tramontar del giorno.
      Nè pria il vidi, che n'arsi:
      Così le fiamme mie nacquer da l'onde;
      E, poi che fu del mar spento il furore,
      Fè naufragio il mio core.» -
     
      [3] Un'astuzia simile troviamo nel IX trattenimento della IV giornata del Pentamerone, intitolato Lo cuorvo; che nel resto, è identico alla fiaba di questa raccolta, che s'intitola: L'impietrito.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





Cipro Rosminda Don Antonio Muscettola Napoli Pentamerone