Dunque l'uomo ha da languire per i delirî d'una mano, che imita assai più la fantasia che 'l senso? Dunque si doverà permettere la sovranità sovra i nostri animi ad una cosa insensata, mentre la neghiamo il più delle volte alle potenze del medesimo cielo? L'amare è sempre una infelicità. L'amare però una pittura è il pessimo dei mali. Non v'è corrispondenza. Il diletto si ferma solamente negli occhi: e si può amare una cosa, che o non sia, o che ritrovandosi si vegga così adulterata, che cagioni piuttosto pentimento che amore.» - Doramiro, principe di Cipro, com'egli stesso narra nella Rosminda, favola drammatica di Don Antonio Muscettola (Napoli, M.DC.LIX), cacciando ne' mesi invernali, vide pericolare un legno:
- «................ giuntoNel loco del naufragio, invan cercai
Uom, che vita godesse; e, mentre mestoProcuro almen saper che gente e quale
In quella nave era sommersa, vidiPicciol'arca dorata
Da quell'onde agitata.
Tosto fei tôrla; ed in aprirla, (oh dio!
Che memoria infelice!)
Gli occhi abbagliommi e fulminommi l'almaDi sovrana beltà leggiadra immago.
Vidi in angusta telaSmisurate bellezze,
Ed in ombre mentite un vero sole,
Ch'uscì del mare al tramontar del giorno.
Nè pria il vidi, che n'arsi:
Così le fiamme mie nacquer da l'onde;
E, poi che fu del mar spento il furore,
Fè naufragio il mio core.» -
[3] Un'astuzia simile troviamo nel IX trattenimento della IV giornata del Pentamerone, intitolato Lo cuorvo; che nel resto, è identico alla fiaba di questa raccolta, che s'intitola: L'impietrito.
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