Che ti fa il Re? Chiama il su' fido camberieri e dice: - «S'ha a andare a girar per il mondo, se si potessi trovare, se de' contenti ce n'è. Almeno per aver questa consolazione, E di vedere qualcheduno un po' contento.» - Presero una cassetta sotto 'l braccio, tutta piena di gioielli, d'anellini, di buccole per gli orecchi; e poi, travestiti da orefici, partirno da casa, e cammina cammina, loro non si fermorno, che quando furno dimolto lontani. E così tutti i giorni camminavano di qua e di là con quel mestieri d'orefici; ma della gente contenta a modo non ne trovan mai. Chi steva in nimicizia colla moglie, chi co' figlioli, chi aveva a ridosso i parenti. Ce n'erano, che leticavano pe' tribunali, o si battagliavan col prossimo. Insomma tutti, chi più o chi meno, la su' croce l'avevano a portare; dappertutto de' malcontenti. Un giorno, questi du' viaggiatori sentiron dire d'una città, in dove ci comandava un Re, che lo chiamavano il Re delle contentezze. Sicchè dunque deliberorno di fargli una visita, perchè, con quel nome, loro si figuravano, che quel Re fussi molto contento. Si messano in cammino; e, arrivati alla città di quel Re, si presentano al palazzo e subbito gli feciano passare a udienza. Il Re gli ricevette da par suo e comperò de' gioielli; e poi gli orefici gli garborno tanto, perchè gli parseno gente per bene, che lui gli volse con seco a desinare. Quando ebban finito di mangiare e che eran satolli, discorsano del più e del meno, in quel mentre che bevevano il caffè; e il Re, dalle parole e dalla su' allegrezza in viso almeno, s'addimostrava contento.
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