» - Lo prende pian piano e lo porta a casa, che era un'allegrezza. Quelle du' bone persone l'allevorno per su' figliolo, sicchè diventò grande e lo facevano 'struire da de' maestri 'sperti nel leggere e scrivere e gli posano nome Fiorindo. E Fiorindo cresceva a vista d'occhio, robusto e virtudioso, che era proprio una maraviglia. Aveva Fiorindo in su i tredici anni e assieme cogli altri ragazzi del vicinato ruzzava; un giorno, che facevano a nocino, lui perse per il valsente d'otto quattrini: a que' tempi correvano sempre i quattrini. Ma questi otto quattrini per le tasche non ce gli aveva. Dice: - «Vi pagherò domani.» - «No, si voglian'ora.» - «Ma io con meco non ce gli ho. Lassatemi andare a casa a chiedergli al babbo e alla mamma. Son ricchi, sapete, e domani ve gli porto.» - «Dal babbo e dalla mamma?» - quelli risposano beffeggiando: - «Poero grullo! Non son mica il tu' babbo e la tu' mamma que' signori, che t'hanno rallevo in casa.» - «Come?» - «Eh! di certo: ti trovorno in un bosco, lì dibandonato, con una piaga di coltello nel collo; e, se tu ti tasti, tu ci trovi tavia la ciprigna.» - A simili discorsi Fiorindo rimase sbalordito; e corse a casa e volse sapere come le stavan le cose; e prega prega, e' gli dissan tutta la verità. Scrama lui: - «Allora, se non son vostro figliolo, me ne vo' ire. Vi ringrazio di tutto 'l bene, che m'avete fatto, ma io qui son bastardo e non ci vo' stare.» - «Ma senti! per noi tu sie' nostro figliolo. Ti si darà quel, che tu voi; ma non ci lassare disperati e solingoli accosì.» - Lui però stiede fermo nel su' pensieri; e 'n tutti modi volse, che lo riaccompagnasser nel bosco, addove l'avevan trovato; e non ci fu versi di smoverlo.
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Fiorindo Fiorindo Fiorindo Fiorindo
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