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      » - Gli arrisponde Germano: - «Per dir vero, mi piacerebbe la vita del militare.» - Dice il Re: - «Ci ho da contentarti a tu' piacimento. Entra nell'esercito e addio.» - Germano dunque entrò comune nell'esercito, e in pochi anni divenne Maggiore. Quando fu Maggiore, un giorno il Re lo fa chiamare e gli dice: - «Dimmi un po', Germano! ma che a' tu' genitori non ci pensi mai? Non t'è mai venuto in testa di ricercarne?» - «Altro, Maestà. Gli è il mi' pensiero di tutti i giorni,» - arrispose Germano: - «Ma non so, che strada prendere per ritrovarli questi genitori.» - Dice il Re: - «Piglia quel, che ti bisogna, e vai a vedere se gli trovi. E, se gli trovi, portameli quì. Ti do un permesso per quanto tempo tu vôi.» - Germano dunque, avuto il permesso dal Re, trascelse a su' fido compagno un vecchio Capitano. E tutti e due, montati a cavallo, sortirono una mattina dalla città. Dice il Capitano: - «Ma sie' sicuro, Germano, che questa è la porta, da cui la prima volta entrasti in questa città?» - «Sì sì, ne sono sicuro. La riconosco. Non mi sbaglio;» - gli arrispose Germano. Camminarono dunque dimolto tempo; e finalmente giunsero a un luogo deserto e salvatico, a piè d'una
      montagna, e non c'erano sentieri per salire su. Dice il Capitano: - «A me mi pare, che tu sbagli la via. Oh! non vedi, che non c'è modo di salire? e poi siamo per un deserto salvatico.» - Dice Germano: - «Abbenchè da tanto tempo, eppure mi pare proprio, che questi posti son quelli, che attraversai, quando venni via di casa.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





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