E, cacciato pe' chesto da lo patre, arriva dove, sananno pe' miezo de' st'anemale la figlia de 'no Re, dapò varie socciesse le doventa marito.» -
XXXVI.
IL FIGLIOLO DEL RE DI PORTOGALLO.[1]
Il Re di Portogallo aveva un figliolo di nome Pietro, dimolto voglioso di pigliar donna; ma a modo suo non la trovava. Un giorno tornava da caccia e passa per una strada della città; e, sulla porta di una bottega di ciabattino, vede una bellissima ragazza. Questa ragazza aveva una capelliera, che tutti i capelli parevan d'oro e folti; e du' occhi poi neri brillantini e come lagrimosi dentro; e una cera rosata com'una mela.[2] Dice Pietro intra di sè: - «Oh! che bella ragazza, per esser mi' sposa!» - Arriva al palazzo, posa lo stioppo e si riveste da par suo e ritorna fori: - «Tant'è, voglio andare a discorrere!» - rimuginava Pietro: - «Peccato, che sia figliola d'un ciabattino!» - Arriva alla bottega del ciabattino e si mette a discorrere colla ragazza; e s'accorge, che non era solamente bella, ma anche ben'allevata233 . Sicchè dunque se n'innamora. Dice Pietro: - «Mi vo' per isposo?» - «Chè, Lei fa celia,» - risponde la ragazza: - «Ma gli pare! Lei è il figliolo del Re, e io sono figliuola d'un ciabattino.» - Dice Pietro: - «Non importa e non fo celia. Se tu mi vo', ti sposo.» - Per farla corta, si promessero di sposarsi. Pietro va al palazzo, che era l'ora di desinare. Si mettono a tavola e cominciano a mangiare. Quando sono alle frutta, dice Pietro: - «Sa, signor padre, mi son risoluto a pigliar donna; e la sposa, l'ho bell'e trovata.
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