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      Dice la madre: - «Dunque fa' anco questa di prove: ma sarà l'ultima. 'Nvitala, Fanta-Ghirò, a bagnarsi gnuda con teco nella pescaia del giardino in sul mezzodì. Se lei è donna, o non ci viene, oppuramente tu te n'addai insenza dubbio.» - Lui, difatto, fece quell'invito a Fanta-Ghirò; gli disse: - «Non mi par vero! Anco a casa son'avvezza a lavarmi ogni giorno, e ora gli è un pezzo, che non son'entra nell'acqua. Ma però il bagno s'ha da fare domattina; stamani no, chè non posso.» - Subbito Fanta-Ghirò chiama il su' fido servitore, che monti a cavallo e porti una lettera al Re suo padre, e con pronta risposta. Nella risposta, da mandarsi per un dragone de' meglio, ci aveva a dire: - «Che lui steva male in fin di vita, e che voleva rivedere Fanta-Ghirò prima di morire.» - Il servitore di carriera se n'andette coll'ambasciata. Intanto, il giorno dopo, in sul mezzodì, il Re aspettava nel giardino Fanta-Ghirò, e s'era cominciato a spogliare, quando la vedde comparire da lontano per una redola. Lesto, si leva d'addosso il resto de' panni e si tuffa nella pescaia. Lei però disse: - «Non mi voglio ancora bagnare: ho troppo caldo e son molle di sudore.» - Ma faceva così, perchè gli arrivassi il corrieri colla lettera. Aspetta, aspetta, mezzodì era già sonato da un pezzo, e non appariva nessuno. Fanta-Ghirò moriva dalla pena, perchè il Re la pintava a gnudarsi e buttarsi giù in nella pescaia. Dice Fanta-Ghirò: - «Mi sento male. Mi vien certi gricciori per le spalle e per le gambe. Gli è un segno cattivo; c'è qualche disgrazia per aria.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





Nvitala Fanta-Ghirò Fanta-Ghirò Fanta-Ghirò Fanta-Ghirò Fanta-Ghirò Fanta-Ghirò