,, Napoli , Tipografia Francesco Saverio Criscuolo. , Presso Giuseppe d'Ambra strada Portacarrese , Montecalvario n. 1. , 1852. - Nella scena V dell'Atto II, il Bargello narra a Pietro Bailardo, nel condurlo in prigione, la storia di alcuni carcerati. - «Pietro. E quell'altro là? Bargello. Quello poi è innocente, innocentissimo; e si trova qui per avere uccisa una mosca. Pietro. Come! Se è così, non merita alcuna pena. Spiegatevi. Bargello. Eccomi. Stava costui al servizio di uno speziale. Adocchiò, che il suo padrone aveva molto denaro nel bancone; e siccome (sic) il suo naturale è stato sempre di volersi appropriare della roba d'altri, così, spalancati tanto d'occhi su quel piccolo tesoro, e' cercava modo d'impadronirsene. Ma, non potendogli riuscire a causa della vigilanza del padrone, nè volendo commettere un delitto coll'ucciderlo, andava cercando una occasione opportuna, onde soddisfare (sic) le sue brame. Questa gli si presentò un giorno di està dopo pranzo, in cui il suo padrone dormiva nella spezieria, sdrajato su di uno scanno. Una mosca impertinente gli succhiava il sudore, che gli grondava dalla fronte. Il dormiente non la sentiva, perchè assopito nel sonno; ma questo buon uomo, ch'era sempre sveglio e vigilante negl'interessi del padrone, ben se n'accorse; e, per fare un atto di carità, prese un maglio; e, con un colpo da maestro diretto sopra la mosca, la ridusse a zero. Pietro. Oh cielo! E la testa del padrone? Bargello. La fece come una focaccia.» -
XXXIX.
LA DONNINA PICCINA PICCINA PICCINA PICCIÒ.[1]
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