Pagina (623/708)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
     
      [2] Nel quarto libro dell'Asino d'oro di Agnolo Firenzuola, il povero ciuco narra, come, per non so qual suo fallo, gli aizzassero addosso alcuni rabidi cani: - «Allora io, senza dubbio alcuno vicino alla morte, veggendo tanti cagnacci e così grandi e così fieri, che non avrebbero avuto paura nè degli orsi, nè dei leoni, incrudelirsi ogni vie più contro di me per le lor grida, preso consiglio in sul fatto, restai di fuggire; e, dato la volta addietro, con presti passi me n'entrai nella stalla di quella casa, donde io mi era partito poco fa. Perchè eglino, avendo con gran fatica rilegati i cani, attaccatomi con una buona fune a una caviglia, di nuovo mi cominciarono a mazzicare. E avrebbonmi senza dubbio alcuno ammazzato, se non che il ventre pien di bietole e di altri erbaggi, assaltato, la mercè di queste bastonate, da una sdrucciolevole soccorrenza, schizzando come un nibbio, di loro una parte ricoperse, e un'altra ne ammorbò con quell'odore; sicchè, per lo miglior loro, e' furon forzati a tormisi d'in su le spalle.» -
     
     
     
      XLII.
     
      LA CAPRA FERRATA.[1]
     
      C'era una vedova, che aveva un figlio. Un giorno, ha detto a questo figlio: - «Stai 'n casa. Voglio andare a i' vivajo a lavare i' bucato. Bada, non mi lasciare l'uscio aperto, perchè ti potrebbe entrare la capra ferrata in casa, con la bocca di ferro e la lingua di spada.» - Questo poero bambino volse andare a trovà' sua madre e lasciò l'uscio aperto. Quando fu a mezza strada, si rammentò, che non aveva chiuso l'uscio; tornò indietro.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





Asino Agnolo Firenzuola