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      ) CXXXII. Cummari Vurpidda; CXXXIII. La Crapa e La Monaca.
     
      [2] Che; leggi e correggi se non.
     
     
     
      XLIII.
     
      I DUE GOBBI.[1]
     
      C'era due gobbi, due compagni, via; ma tutti e due gobbi; ma uno più gobbo dell'altro. Poeri gli erano, rifiniti, senza un quattrino. Dice un di quelli: - «Io vo' andare a girare il mondo» - dice - «perchè qui non si mangia, si more di fame. Voglio vedere, s'io fo fortuna.» - «Vai davvero. Se tu la fai te, che tu torni, anderò a vedere io, se io fo fortuna.» - Questo gobbo si mette in cammino e va via. Ma siccome questi due gobbi gli eran di Parma, questi due gobbi il suo posto gli era Parma; quando gli ha camminato un pezzo grande di strada, trova una piazza, dove c'era una fiera, dove vendevano di tutte, di tutte le sorti. C'era uno, che vendeva cacio; gli dice: - «Mangino il parmigianino!» - Questo povero gobbo credeva, che gli dicesse a lui: - «Mangia il parmigianino!» - Scappa via e si nisconde in un cortile, dirò. Quando gli è un'ora, sente uno scatenìo, uno scatenìo! E sente: - «Sabato e domenica!» - per tre o quattro volte. Questo povero gobbo e' dice: - «E lunedì!» - e risponde. - «Oh dio!» - dicono quelli, che cantavano - «chi è quello, che ci ha accordato il nostro coro?» - -Vanno a cercarlo e lo trovano questo povero gobbo niscosto. - «O signori,» - dice - «non son venuto per far nulla di male, sanno?» - «Eh! noi siamo venuti per ricompensarti; tu hai accomodato il nostro coro. Vieni con noi!» - Lo metton sur una tavola e gli levano il gobbo. Lo medicano, sarciscono la ferita e poi gli danno due sacchi di quattrini.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





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