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      Ma penso, che sarà avvenuto come accadde a quel gobbo da Peretola, il quale, avendo veduto, che un altro gobbo suo vicino, dopo un certo suo viaggio, era tornato al paese bello e diritto, essendogli gentilmente stata segata la gobba, lo interrogò, chi fosse stato il medico, ed in qual paese fosse aperto lo spedale, dove si facevano così belle cure. Il buon gobbo, che non era più gobbo, gliela confessò giusta giusta. E gli disse, che, essendo in viaggio, smarrì una notte la strada; e, dopo lunghi aggiramenti si trovò per fortuna alla Noce di Benevento, intorno alla quale stavano allegramente ballonzolando moltissime streghe con una infinità di stregoni e di diavoli. E che, fermatosi di soppiatto a mirare il tafferuglio di quella tresca, fu scoperto, non so come, da una strega, la quale lo invitò al ballo, in cui egli si portò con tanta grazia e maestria, che tutti quanti se ne maravigliarono; e gli presero perciò così grande amore, che, messoselo baldanzosamente in mezzo, e fatta portare una certa sega di butirro, gli segaron con essa, senza verun suo dolere, la gobba, e con un certo impiastro di marzapane gli sanarono subito subito la cicatrice e lo rimandarono a casa bello e guarito. Il buon gobbo da Peretola, inteso questo e facendo lo gnorri, se ne stette zitto zitto. Ma il giorno seguente si mise in viaggio; e tanto ricercò e tanto rifrustò, che potette capitar una notte al luogo della desiderata noce, dove, con diversità di pazzi strumenti, quella ribaldaglia delle streghe e degli stregoni trescava al solito in compagnia de' diavoli, delle diavolesse e delle versiere.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





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