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      Rimasero attoniti i gobbi; et il banchiere, tra perchè era faceto anche egli, sì eziandio, perchè poco gli costava, diede a Messer Poncino subito il soldo, et uscito dal banco, insieme con due altri suoi compagni, presero i gobbi, et dentro la bottega facendo vista di volergli portare, per tagliargli, gli posero in grandissima smania. Alfine lasciatigli, si svoltorono essi a M. Poncino et con rampogna gli minacciavano il castigo. Ma egli et gli altri, che quivi intorno s'erano raunati, ridendosene, fecero che più che di fretta i gobbi si partirono; et fra gli uomini quanto più potevano andavano nascondendosi.» - L'altra novella la tolgo da' Cento Racconti, raccolti da Michele Somma, dov'è intitolata: Gli equivoci, certe volte, sono la rovina dell'uomo. - «Un certo cardinale di Roma, dovendo dar tavola un giorno, e mancando in detta città i gobbi, che qui in Napoli chiamansi cardoni, scrisse ad un suo amico di questa capitale, acciò gliene avesse mandato una ventina. L'amico, credendo, che il cardinale bramava i gobbi per far qualche burla, radunò venti di questi, e gliel'inviò, colla promessa, che avrebbero avuto un buon regalo. Arrivati che furono i gobbi in Roma, e passandone il cameriere la notizia al cardinale, gli fu risposto, che li avesse situati nella cantina. Ciò udendo il povero cameriere, mentre incominciava a far la causa di que' stanchi gobbi, venne rimproveràto fortemente dal cardinale. Sicchè, convenendogli di ubbidire, trascinò i poveri gobbi nella cantina. Considerate voi, che timore e sbalordimento sopravvenisse a quegl'infelici!


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





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