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      Un uditore. - E poeu? Va innanz!
      Il Narratore. - Quand ch'è passàa i pegor, andaroo innanz a finill.
     
      [3] Per gli appiccicamenti, confronta la favola Mercurius et Mulieres, ch'è tra le XXX fedriane, e manuscripto Bibliothecae Regiae Neapolitanae codice nuper editae. Delle due donne, l'una, madre di un lattante, implora di veder presto barbuto il figliuolo; quaestus placebat alteri meretricius, che prega ut sequatur sese quidquid tetigerit:
     
      Volat Mercurius. Intro redeunt mulieres:
      Barbatus Infans, ecce vagitus ciet.
      Id, quum meretrix forte ridet validius,
      Nares replevit humor, ut fieri solet.
      Emungere igitur se volens prendit manu,
      Traxitque ad terram nasi longitudinem,
      Et aliam ridens, ipsa ridenda extitit.
     
     
     
      XLV.
     
      L'AMMAZZASETTE.[1]
     
      Fu una volta un bel giovanetto in Garfagnana, detto Nanni, il quale, per la sua mendicità, dormiva in una capanna da fieno. Quivi essendo egli un giorno per riposarsi e ripararsi dal caldo, si messe a pigliare mosche: e ne aveva ammazzate sette, quando comparve quivi una bella fata e gli disse, che, se le donava quelle sette mosche per cibare una sua passera, l'avrebbe fatto ricco. Gliele concesse egli più che volentieri; ond'ella, innamorata di questa sua cortese prontezza, lo prese per la mano e lo condusse alla sua caverna, dove, rivestitolo e datogli danari ed armi, gli pose in testa un elmo o berretta, in cui era scritto a lettere d'oro: Ammazzasette; e lo mandò al campo de' Pisani, i quali, in quel tempo, con l'ajuto de' Francesi guerreggiavano co' Fiorentini.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





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