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      » - «No,» - rispose Angiolino con voce supplicante verso la moglie, che languiva: - «Io lo voglio andare a regalare a i' Re.» - E così ambedue s'incamminarono verso la città. Giunti che furono dentro alla porta, di novo lei lo esortava a volerlo vendere, dicendo, che si poteva levare il sonno più presto che andare da i' Re. - «Ma io ho disegnato di portarlo a lui e non lo voglio vendere.» - E la cara consorte fu costretta a restare a bocca asciutta e fori della porta. Angiolina arrivato però al primo ingresso del palazzo, ritrovata la prima sentinella, gli dimandò: - «Dove vai? e che vôi?» - «Io vado da i' Re a portargli questo regalo. Si pole?» - Soggiunse la sentinella: - «Se tu mi darai la metà del premio, ti lascerò passare: se non altrimenti, poi ritornare di dove siei venuto.» - Allora Angiolino, attirato dall'ingordigia del sonno, perchè non aveva potuto dormire quanta gli era parso, non ripensò all'inganno dell'infame soldato: raccordò e tirò via. Arrivato perciò alla cima della ritorta scala, trova ancora una seconda guardia. Questa lo interroga, di che vada a fare da i' Re. Lui rispose: - «Io sono per fargli un regalo. Di', che ho trovato un pesce, che non ne degno che lui.» - «Come! è dunque una rarità?» - «Sì,» - Angiolino replicò. - «Ma, se non mi dai la metà del premio,» - disse la guardia, - «che ti darà, non ti lascio percorrere più avanti.» - Angiolino l'accordò e tirò via. Giunto che fu alla sala d'aspetto, che ci era la terza sentinella, subito gli domanda: - «Che vole?


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





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