La notte venne una tempesta e portò via il sacco col pastore dentro, che non se ne seppe più nulla. Infrattanto Zufilo arrivò a casa colle pecore e zufilava da lontano. Manfane e Tanfane erano rimbecilliti a quello spettacolo. Gli pareva e non gli pareva che fosse Zufilo. Ma poi lo riconobbero quando gli fu vicino; e gli andarono incontro per sapere com'era uscito dal sacco e avesse fatto l'acquisto delle pecore. E Zufilo gli raccontò ogni cosa, sicchè quelli, disperati, di non poter vincere con Zufilo, s'ammazzarono tra di loro, e addio! E così Zufilo restò padrone d'ogni cosa e campò tuttavia in godimento per dimolto tempo.[6]
NOTE
[1] Raccolta in Prato dall'avv. prof. Gherardo Nerucci. Negli studî , sui , dialetti greci della terra d'Otranto , del , prof. dott. Giuseppe Morosi , preceduti da una raccolta , di , Canti Leggende Proverbi e Indovinelli , nei dialetti medesimi ,, Lecce , Tip. editrice salentina , 1870 vien riferita una leggenda di Martano, della quale trascriverò qui la versione dal grecanico, data dall'istesso Morosi: - «Una volta c'era un padre e una madre. Venne la morte; e portò via la madre e lasciò il padre con tre figli. Que' tre figli, uno si chiamava Ipazio, l'altro Antonuccio e il terzo Trianniscia, perchè era piuttosto sciocco. Cadde ammalato il padre e chiamò il figlio grande e anche Antonuccio e disse: Venite, figliuoli miei, che devo accomodarvi. Io posseggo due buoi ed una vacca. La coppia buona ve la do a voi; e la vacca grama datela al Trianniscia.
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