Ma, quando arrivarono là, vicino al muro, trovarono il Trianniscia, che suonava la sampogna. E dissero: Trista nostra sorte! Questo è un qualche diavolo, che ci va corbellando.» - Il Morosi, dichiara di pubblicare - «Quattro leggende, tre di Martano e una di Sternatia, che altro forse non sono, se non leggende o conti italiani, entrati nel fondo greco di queste colonie, tanto più che di solito, come mi fu assicurato, si narrano appunto da' Greci stessi in italiano; e che non riusciranno, io credo, affatto inutili a chi studia nelle leggende, come ne' proverbî e ne' canti, il nascere e il trasformarsi progressivo de' sentimenti e delle idee delle singole moltitudini e quindi, che meglio importa, la parentela più o meno stretta, che fra loro collega le moltitudini diverse, i diversi rampolli di una medesima stirpe. Notevole fra tutte è la prima, ossia la leggenda dello sciocco astuto, che è, se non erro, patrimonio comune dei popoli di stirpe ariana.» - Ecco poi una variante, toscana anch'essa, della nostra novella:
IL MATTARUGIOLO E IL SAVIO270.
La sorte fece nascere du' fratelli, che, 'nnanzi che fussano grandi, erano rimasti insenza il babbo, sicchè stevano colla su' mamma sola. Di questi du' fratelli, il maggiore gli era un giovinotto savio, che gli garbava lavorare e manteneva tutta la casa, da poero bracciante, ma pure non gli faceva mancar di nulla. Quell'altro, il più piccino, gli era mattarugiolo, un po' scemo, via! in nella testa; e' non sapeva movere una paglia a modo; le faceva tutte alla rovescia le su' cose.
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