L'oste rise di cuore dello ingegnoso trovato; e decise, che, per quanto bello il sogno del primo degli ospiti ed orrendo quello del secondo, il più logico era però il terzo: e che non v'era da ridire sul fatto. E condannò i due digiuni a pagar tutta la spesa nella sua locanda. I perdenti trovaron giusta la sentenza e l'accettarono; e, saldato il conto, si licenziarono, proseguendo il viaggio con l'intenzione di fermarsi alla prima taverna per istrada e mangiarvi a sazietà, come fecero.
NOTE
[1] Tolgo questa novella da un zibaldone manoscritto di aneddoti e facezie popolari, raccolti in Castrocaro dal Dottor Ludovico Paganelli, che lo ha gentilmente messo a mia disposizione. Il presente racconto è uno de' pochi compresi nel zibaldone, che non sia indecentissimo. Vedi Giraldi. Ecatonmiti. Dec. I. Nov. III. - «Si ritrovano tre uomini insieme, senza aver altro, che mangiare, se non una picciola schiacciata. Sono a contesa di chi debba essere. Conchiudono, che ella si sia di chi più nobil sogno farà de' tre. L'uno, che era soldato, lascia gli altri due colla loro sapienza scherniti.» - Casalicchio, VI. I. VI. Chi cerca d'ingannare il più delle volte resta ingannato. - Pitrè. (Op. cit.) CLXXIII. Lu Monacu e lu Fratellu. - Riunisco, in quest'ultima nota del volume, un gruzzoletto di novellette e facezie milanesi di vario genere.
I. EL BOFFETT292
Ona volta, gh'era ona festa in d'on paes; e gh'era un, che l'ha ditt, ch'el voreva andà anca lu a vedè sti fest. E gh'era tanta gent. El ven sira; e, per andà a cà, l'era tropp tard.
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