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      I miseri cercano rifugio nel cavo di una rupe, ma ecco d'un tratto comparire una iena famelica, che fiuta la preda. Uno di loro, stimolato dalla paura, raccoglie una selce per farsene un'arme, e, per meglio conseguire l'intento, la rende tagliente scheggiandola con altra pietra. Munito di questa difesa, egli affronta la belva, la ferisce e la mette in fuga.
      Rinnovando il medesimo artifizio, quei tapini improvvisavano nuove armi affine di respingere ulteriori assalti. Nel percuotere la selce, avvenne che si sprigionassero scintille e mettessero fuoco alle stoppie; così coloro che fabbricarono i primi rozzi manufatti, furono indotti a suscitare di proposito la fiamma che doveva servire a riscaldarli, ad allontanare non solamente le iene, ma ancora i leoni, i leopardi, i lupi che infestavano quel territorio. Più tardi quel fuoco sarà adoperato alla cottura degli alimenti.
      Non appena cessato il pericolo, il capo della famiglia pensò di procacciare a se ed ai suoi un asilo più sicuro di quello che gli fosse offerto dal temporario rifugio e, recisi colla selce tagliente alcuni rami d'albero, si diede a costruire una capanna primitiva, che fu poi coperta di fronde e di pelli.
      Costoro, che abbiamo veduti in preda alle intemperie e insidiati dalle fiere, sono uomini o non piuttosto bruti?
      I suoni gutturali che fanno sentire per esprimere il timore, il piacere, l'ira, per comunicare l'uno all'altro qualche idea rudimentale, già sono propriamente voci articolate. Nella loro dura cervice già si accumulò l'esperienza di molte generazioni; perciò, malgrado la bassa statura, l'esilità degli arti, il capo straordinariamente allungato, le mascelle protratte, i robusti canini sporgenti, che accusano le origini bestiali, assursero alla dignità di creature umane.


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Fra le nebbie del passato
Cacce battaglie e amori degli antichi liguri
di Arturo Issel
Nicola Zanichelli Editore Bologna
1920 pagine 69